Biblioteca

Il nucleo storico della biblioteca è costituito dalla collezione appartenente a Giuseppe Primoli che consta di circa 30.000 volumi tra cui numerosi incunaboli, cinquecentine, elzeviri), con una ricca sezione di letteratura francese, storia del I e del II Impero, teatro, letteratura di viaggio e un fondo Stendhal (comprendente volumi appartenuti e postillati da Stendhal stesso).

Successivamente, a questo nucleo si è venuto ad aggiungere il fondo dell’anglista Mario Praz: 20.000 volumi circa, comprendente sezioni di antiquariato (edizioni rare di testi italiani e francesi dal ‘500 al primo Ottocento), di emblematica (edizioni rare con raccolte di emblemi e imprese), di arte e letteratura, in particolare inglese e russa.

La biblioteca si è arricchita inoltre nel corso degli anni di altri fondi minori (Baye, Angeli, Prencipe, Ciureanu e Gendel).

La Biblioteca Primoli

Il conte Primoli aveva buone abitudini di bibliofilo e di lettore: annotava spesso sul volume che acquistava o riceveva in dono l’occasione e la data, e talvolta ne parlava, in modo più diffuso, nel suo diario. Con questa documentazione di prima mano, possiamo seguirlo nella formazione della sua biblioteca, splendida dopo l’ampliamento ed il restauro del suo Palazzo, compiuto nel 1911.

Sono sale ampie e luminose, tutte rivestite di scaffalature sormontate da una serie di vedute di Roma, tele settecentesche di scuola vanvitelliana, con “boiseries”, loggette, balaustre, transenne, soffitti a cassettoni, festoni e liste di nomi, in caratteri cubitali dorati, di scrittori e personaggi di tutti i tempi e paesi, un ritratto di donna ad olio, leonardesco o luinesco (che rappresenta una Gioconda nuda), e ancora busti antichi in marmo o più moderni in gesso.

Il conte vi ha riunito e sistemato in bell’ordine una quantità imponente di libri: incunaboli, cinquecentine, edizioni preziose del ‘600 e del ‘700, innumerevoli testi dell’800, quasi tutti in edizione originale. Egli non si lasciava sfuggire alcuna occasione, a Roma, a Parigi, altrove, e nelle librerie, nelle vendite pubbliche o di beneficenza, dagli antiquari, dai “bouquinistes”, per comprare volumi su volumi.

Egli riceveva in dono molti altri libri, specie dai suoi numerosissimi amici scrittori, francesi e italiani, pubblicati nel mezzo secolo che va dal 1875 alla sua morte (1927). Così come finirono per confluire nella sua biblioteca, per un motivo o per un altro (doni, lasciti, acquisti), anche molti libri provenienti dalle biblioteche della sua vasta parentela romana e francese , da quelli scritti o posseduti dai suoi diretti ascendenti (i bisnonni Luciano e Giuseppe Bonaparte, il nonno Carlo Luciano, la nonna Zenaide, il prozio Luigi, lo zio cardinale Luciano, la zia Giulia, la stessa sua mamma Carlotta, la zia Mathilde) a quelli degli altri numerosi napoleonidi romani, i Campello, i Gabrielli, i Ruspoli, i Valentini, i Del Gallo di Roccagiovine, i Borghese.

Sono pochi i volumi che non siano “personalizzati”, che cioè non abbiano sui fogli di guardia una nota che ne indichi l’origine o le vicende, o un ex-libris, o una dedica. Una biblioteca imponente, e ricca, dunque, ma anche “de choix”, che pur non trascurando i classici antichi, greci e latini, e l’età medioevale, e la grande fioritura letteraria rinascimentale e barocca, e italiana, francese, spagnola, inglese, accoglie soprattutto testi del sette-ottocento, e del primo novecento via via pubblicati, privilegiando, oltre alla letteratura, alcuni campi specifici: la storia, le memorie, il teatro, le arti figurative, e ancora libri di religione e di storia ecclesiastica, di viaggio e di scienze, e dizionari, almanacchi, curiosità, con un ampio settore riservato a Napoleone ed alla sua epopea, ai fasti e nefasti del primo e del secondo impero, alle vicende o peripezie anche letterarie della ramificatissima famiglia Bonaparte.