Questa sua intensa vita mondana, insieme con la sua grande abilità di fotografo, e di bibliofilo, di collezionista, di stendhaliano, ne fecero un raffinato dilettante più che un letterato. Egli ebbe certamente più gusto di lettore che talento di scrittore, anche se le poche cose da lui pubblicate risultano tutt'altro che mediocri. Ma soprattutto ne fecero un eccellente «Intermediario» fra la cultura francese e quella italiana, un punto di riferimento in Francia per gli scrittori e artisti italiani, con cui fu legato (Verga, Serao, D'Annunzio, Eleonora Duse, fra gli altri), e a Roma per gli scrittori e artisti francesi, che spesso ospitava nel suo Palazzo (Guy de Maupassant, Paul Bourget, Alexandre Dumas fils, Sarah Bernhardt). Divenne, nella Parigi della «Belle Epoque», e nella Roma «bizantina», il notissimo «Gégé» per i tanti amici più o meno interessati, perché egli fu anche, a suo modo, un «mecenate», pronto a soccorrere giovani talenti e vecchie celebrità. Inoltre, il suo gusto e le sue possibilità finanziarie, gli permisero di collezionare nel suo Palazzo romano di Via Zanardelli (da lui fatto restaurare e ampliare, nel 1904-1911, dall'architetto Raffaello Ojetti), una quantità enorme di libri rari, di quadri, di statue, di suppellettili, di reperti archeologici, privilegiando anche qui tutto ciò che riguardasse la sua ramificatissima famiglia materna, dal I al II Impero.